
verdicchio
Vi è un intrinseco legame tra le Marche e il Verdicchio, una relazione talmente forte che in ambito viticolo i due termini sono quasi inscindibili. Per quanto riguarda la genesi del nome sembrano esserci pochi dubbi: il colore dell' uva, anche a completa maturazione, non perde mai le sfumature verdoline, trasmettendole al vino.
La maggiore diffusione è concentrata nelle Marche, sopratutto in provincia di Ancona, in particolare nei colli attorno alla cittadina di Jesi.
Meno concentrata ma altrettanto significativa appare la sua presenza nell' alta Vallesina, in provincia di Macerata.
Concorre a formare le Doc Verdicchio dei castelli di Jesi, Verdicchio di Matelica ed Esino Bianco, dove ne è sempre previsto l utilizzo in purezza .Il Verdicchio ama zone collinari arieggiate ed è difficilmente adattabile. Prove concrete di vinificazione hanno appurato che lontano dalle Marche ha un generale decadimento del potenziale organolettico. Il grappolo è di medie dimensioni, piramidale, con una o due ali.
Gli acini sono sferici, di media grandezza, con una buccia sottile, consistente e pruinosa di colore giallo verdastro.
Matura piuttosto lentamente nelle zone più interne, dove la raccolta inizia nei primi giorni di ottobre, mentre nelle colline di Jesi la vendemmia cade negli ultimi dieci giorni di settembre. Dal punto di vista enologico il Verdicchio è un vitigno completo: si ottengono ottimi risultati in tutte le tipologie, dallo spumante, ai vini da dessert, con picchi di livello assoluto nei vini fermi e passiti.
A lungo è stato fermentato in acciaio e consumato rapidamente, ma a partire dai primi anni novanta si sono perseguite con successo altre strade: fermentazioni in legno piccolo, in legno grande e vendemmiate tardive hanno esaltato la capacità di generare vini di grande finezza olfattiva e di struttura notevole, longevi e complessi, resi eleganti dagli ampi aromi di anice, fiori bianchi e frutti secchi.